Gli antichi Romani costruirono lunghe strade per collegare le più lontane province con la capitale dell'impero. Realizzate il più possibile rettilinee per minimizzare le distanze, queste infrastrutture erano essenziali per la crescita dell'impero, in quanto consentivano di muovere rapidamente l'esercito, ma oltre che per scopi militari esse erano utilizzate anche per scopi politici, amministrativi e commerciali. La viabilità romana costituì il più efficiente e duraturo sistema stradale dell'antichità, che consentì di portare la civiltà romana in contatto con le genti più diverse che popolavano il mondo allora conosciuto. Nessun altro popolo in quell'epoca storica seppe eguagliare la loro capacità di scelta dei tracciati, le tecniche di costruzione e l'organizzazione di assistenza ai viaggiatori.



Viae Consolari

Principali

Via Aurelia: da Roma a Luni
Via Cassia: da Roma a Massa
Via Flaminia: da Roma a Rimini
Via Salaria: da Roma a San Benedetto del Tronto<< /em>
Via Tiburtina: da Roma a Pescara
Via Casilina: da Roma a Santa Maria Capua Vetere
Via Appia: da Roma a Brindisi
Via Postumia: da Genova ad Aquileia
Via Emilia: da Rimini a Piacenza
Via Capua-Regium: da Capua a Reggio Calabria
Via Latina: da Roma a Benevento
Via Clodia: da Roma a Grosseto
Via Ostiense: da Roma a Ostia
Via Collatina: da Roma a Lunghezza

Secondarie

Via Nomentana: da Roma a Monterotondo
Via Prenestina: da Roma a Palestrina
Via Anagnina: da Roma ad Anagni
Via Ardeatina: da Roma ad Ardea
Via Laurentina: da Roma a Tor San Lorenzo
Via Tuscolana: da Roma a Frascati
Via Portuense: da Roma a Fiumicino
Via Trionfale: da Roma a Formello
Via Cornelia: da Roma a Cerveteri
Via Annia: da Adria a Aquileia
Via Appia Popilia: da Reggio Calabria a Taranto
Via Ariminensis: da Arezzo a Rimini attraversando la Valtiberina (Anghiari) e la Valmarecchia (Badia Tedalda e Verucchio)
Via Augusta Sallentina: da Taranto a Otranto
via Aurelia Aeclanensis: da Ordona a Mirabella Eclano
Via Bibulca: da Modena a Lucca inserita nel sistema della Via Claudia Augusta
Via Brixiana: da Cremona a Brescia
Via Cassiola: da Santa Maria in Strada a Poretta passando per Castel Serravalle
Via Claudia Augusta Altinate: da Altino a Trento
Via Claudia Augusta: da Ostiglia a Mertingen
Via Clodia Nova: da Lucca a Luni attraverso la Garfagnana
Via Cozia: da Augusta Taurinorum (Torino) a Gap (Francia) attraverso Segusium e il Colle del Monginevro
Via Curia: da Rieti a Terni
Via Domizia: o Via Domiziana da Torino a Gap
Via Domiziana: da Napoli a Pozzuoli
Via Emilia Altinate: da Padova a Bologna
Via Emilia Scauri: da La Spezia a Parma
Via Faventina: da Faenza a Firenze
Via Flaminia militare: da Bologna a Arezzo attraverso il passo della Futa
Via Flavia: da Prosecco a Pola passando per Trieste
Via Fulvia: da Tortona a Torino
Via Gallica: da Torino a Mestre
Via Gemina: da Aquileia a Belgrado passando per Lubiana
Via Herculea: da Aequum Tuticum a Policoro altri rami andavano a Potenza e nelle altre città della Lucania. Si originva da Sannio
Via Iulia Augusta: da Aquileia al Norico
Via Mediolanum-Bellasium: da Milano a Bellagio
Via Mediolanum-Bilitio: da Milano a Lugano passando da Varese
Via Mediolanum-Brixia: da Milano a Brescia passando da Cassano d'Adda
Via Opitergium-Tridentum: da Oderzo a Trento. Apparteneva al sistema infrastrutturale della Via Claudia Augusta
Via Pistoiese: da Firenze a La Lima passando per il Passo di Monte Oppio
Via Popilia-Annia: da Rimini ad Aquileia
Via Quinctia: da Fiesole a Pisa
Via Regina: da Cremona a Como passando da Milano
Via Sarsinate: da Sarsina a Rimini
Via Satricana: da Roma a Satrico
Via Spluga: da Milano a Lindau

Via Sublacense: dalla via Valeria a Subiaco
Via Traiana: da Benevento a Brindisi
Via Ungaresca: da Treviso a Pordenone
Via Valeria: da Messina a Marsala
Via Vigezzina o Via del Mercato: da Locarno a Domodossola

Fuori Italia moderna

Via Domizia: da Susa a Narbona
Via Egnazia: da Durazzo a Bisanzio
Via Militaris: da Belgrado a Istanbul
Via Aquitania: da Burdigala a Colonia Narbo Martius
Via Agrippa: da Marsiglia a Colonia
Via Augusta: da Gades a Narbona
Via Maris: da Il Cairo a Damasco
Via Regia: da Il Cairo a Resafa
Via Hadriana: da Antinopoli a Berenice
Strata Diocletiana: da Sura a Bostra
Via Traiana Nova: da Aelana a Bostra


La Storia

Quando Roma iniziò la sua opera di conquista e di unificazione dell'Italia le vie di comunicazione esistenti erano ancora i modesti percorsi seguiti dal commercio e dalla pastorizia, resi difficoltosi dalla natura accidentata del terreno, che non favoriva la coesione territoriale tra i vari popoli che abitavano la penisola, ed anzi accentuavano le rivalità politiche e commerciali fra le varie città.
I Romani compresero che una viabilità efficiente era uno strumento imprescindibile per la loro espansione territoriale e, una volta consolidato il loro dominio, una condizione necessaria per il suo mantenimento. Un sistema stradale efficiente garantiva infatti la rapidità dei movimenti delle legioni e la celerità delle comunicazioni fra Roma e il resto dell'impero. Una volta assicurata la pace, le strade diventavano strumento di traffici e di relazioni fra città e popoli e attraverso il sistema viario si svilupparono le reciproche influenze culturali ed economiche tra Roma e le più lontane regioni del bacino del Mediterraneo.
La rete stradale romana risale in larga parte all'età repubblicana. La creazione di quelle che sarebbero divenute le grandi vie di comunicazione dell'impero fu inizialmente spontanea; si trattava di semplici sentieri e piste che collegavano i vari centri del Lazio, dell'Etruria e della Magna Grecia per modesti commerci a carattere locale.
Roma era sorta in corrispondenza di un guado sul Tevere in cui convergevano antichi percorsi, divenendo nel tempo un importante luogo d'incontro e centro di scambi commerciali[4], ragione per cui nel territorio circostante la costruzione di vere e proprie strade ebbe inizio assai presto, facilitata anche dalle caratteristiche fisiche della regione, che con le grandi valli che convergevano verso la città (Tevere, Aniene e Sacco-Liri) e le zone collinari e pianeggianti che la circondavano non opponevano grandi ostacoli alle comunicazioni terrestri. Queste prime strade seguivano i percorsi di piste e di sentieri preesistenti e collegavano Roma con le città vicine.
Tito Livio cita alcune delle strade più prossime a Roma e alcuni dei loro miliari in periodi ben anteriori alla costruzione della via Appia. A meno che queste menzioni non fossero anacronismi, le strade citate in quei tempi erano probabilmente qualcosa di più di semplici percorsi in terra battuta. Così, la via Gabina è citata da Livio nei fatti relativi al 500 a.C., ai tempi del re etrusco Porsenna; la via Latina attorno al 490 a.C., ai tempi di Coriolano; la via Nomentana (nota anche come Via Ficulensis) è citata nei fatti del 449 a.C.; la via Labicana nel 421 a.C.; la via Salaria nel 361 a.C.
Le prime regole per la costruzione e l’utilizzo delle strade vennero emanate fin dai tempi più antichi del periodo repubblicano. Le leggi delle Dodici tavole, datate attorno al 450 a.C., specificavano le caratteristiche dimensionali delle strade, stabilendo che la larghezza non fosse inferiore a otto piedi (2,1 m) nei tratti rettilinei e di sedici (4,2 m) nelle curve e per la prima volta indicavano diritti e limitazioni per il loro utilizzo.

A partire dal IV secolo a.C. quando Roma iniziò ad espandersi, di pari passo la conquista della penisola venne avviata la costruzione di nuove strade, con scopi principalmente militari, come supporto alla progressiva annessione di nuovi territori, per rafforzare i nuovi confini raggiunti e preparare ulteriori conquiste, ma anche con funzioni amministrative e commerciali.
Le principali strade romane in Italia Con il nome di vie (viae in latino) venivano indicate le strade extraurbane. Il termine deriva dalla radice indoeuropea *wegh- con il suffisso -ya, che significa "andare", ma che esprime anche il senso di "trasporto"[9]. La più antica tra le grandi vie di comunicazione, le "viae publicae" fu la Via Appia, iniziata nel 312 a.C. da Appio Claudio Cieco per aprire la strada verso la Magna Grecia nel contesto delle guerre sannitiche. Inizialmente la via arrivava fino a Capua, ma venne in seguito prolungata fino a Brindisi, da dove ci si poteva imbarcare per le provincie balcaniche.
Le "viae publicae", comunemente chiamate "consolari", collegavano le città più importanti; queste strade erano percorse dalle legioni romane nei loro trasferimenti e su di esse viaggiavano i corrieri del servizio postale statale ("cursus publicus"). La decisione di costruire le "viae publicae" era di competenza del governo centrale ed in particolare in età repubblicana dei magistrati "cum imperio" (consoli e pretori, proconsoli nelle provincie) e, dopo il 20 a.C. dell'imperatore stesso.
In molti casi le "viae publicae" prendevano il nome dai magistrati che ne ordinarono la costruzione, oppure dalla località in cui terminava la strada stessa; ad esempio la via Ardeatina, che porta da Roma ad Ardea. Nel caso delle strade più antiche, la denominazione era data dal loro utilizzo prevalente: la via Salaria ad esempio è così chiamata perché vi si trasportava il sale. Non di tutte le strade è conosciuta la denominazione con cui erano identificate in epoca romana; in questi casi gli storici utilizzano denominazioni convenzionali, generalmente con i nomi latini delle città di inizio e fine del percorso (ad esempio la strada da Milano a Pavia è chiamata "via Mediolanum-Ticinum").
A partire da Augusto, la gestione delle "viae publicae", che avevano una funzione soprattutto militare prima che commerciale, era affidata a funzionari statali, i curatores viarum, che avevano il compito di organizzare la manutenzione ordinaria e straordinaria e garantire la pubblica sicurezza lungo la via di competenza.
Accanto alla rete delle viae publicae esistevano numerose strade di interesse regionale, le viae vicinalis o viae rusticae, che collegavano gli insediamenti minori ("vici") tra loro o con le vie principali, la cui manutenzione era a carico delle amministrazioni locali, ed infine le viae privatae, di interesse locale e manutenute a spese delle comunità o dei singoli cittadini che le utilizzavano.
Mentre le "viae publicae" erano generalmente lastricate (viae silice statae), le strade secondarie potevano essere pavimentate o meno, ad esempio con solo uno strato di ghiaia o sassi: in questo caso venivano chiamate viae glareatae. Dopo le strade secondarie venivano le viae terrenae, normalmente sterrate.
Le prime vie pavimentate vennero realizzate nell'area urbana di Roma e poi questa tecnica fu estesa gradualmente a tutte le vie di grande traffico, per garantirne la capacità di resistere all’usura e al peso dei veicoli, evitando sconnessure e cedimenti.
Nel corso dei secoli il tracciato delle strade ha subito diverse modifiche, con variazioni di percorso e prolungamenti.
Un proverbio popolare recita che "tutte le strade portano a Roma". Si stima che alla massima espansione dell'impero i percorsi stradali principali si sviluppassero complessivamente per 53.000 miglia (circa 80.000 km), ripartiti fra 29 strade che si irradiavano da Roma verso l'Italia e altre che toccavano tutti i territori dell'Impero. dalla Spagna alla Mesopotamia, al Caucaso, alla Germania e alla Britannia.
I governi romani ordinarono più volte la compilazione di un itinerario maestro, che comprendesse tutte le strade dell'impero. Giulio Cesare e Marco Antonio commissionarono il primo nel 44 a.C. a tre geografi greci. Il lavoro richiese 25 anni e produsse la mappa generale delle vie consolari che fu scolpita nel marmo e collocata nel Foro Romano, da cui i viaggiatori e i venditori di itinerari potevano liberamente copiare le parti che li interessavano.
Di essa erano poste in commercio copie in pergamena, con sotto-mappe parziali, ognuna con un particolare itinerario. Quindi, così come accade oggi, il viaggiatore che aveva necessità di raggiungere l'oriente da Roma acquistava l'itinerario della via Appia, che lo portava a Brindisi, dove si sarebbe poi imbarcato per la sua destinazione.